Primo capitolo

L’imprinting è un tipo di apprendimento che si verifica solo nei primi istanti di vita dei cuccioli di vertebrato e per il quale i piccoli imparano a seguire il primo oggetto che essi vedono (normalmente, un genitore). I giovani di certe specie, come le anatre, anche se sono “programmati” per riconoscere la propria specie, devono rapidamente imparare a distinguere i propri genitori da tutti gli altri adulti. Nelle anatre, gli anatroccoli appena usciti dall’uovo, seguono il primo oggetto in movimento che produca un richiamo tipico di quella specie, che comunica l’ordine a mettersi in movimento.

 

Enciclopedia medica

 

 

È una verità universalmente riconosciuta che lavorare anche il fine settimana sia un vero e proprio sacrilegio, ma purtroppo alcuni di noi devono farlo se vogliono mettere da parte qualche risparmio. Io faccio parte di questa categoria. Insieme a due mie amiche, Livia e Samantha, possiedo una piccola libreria. Per risparmiare, non abbiamo assunto nessun impiegato e nessun commesso, perciò ci occupiamo noi di tutto: pulire, sistemare, ordinare, vendere… E questo implica avere a che fare con i clienti più problematici. Tra i nostri affezionati possiamo contare madri troppo apprensive e permissive con al seguito figli super viziati e maleducati, pensionati in cerca di libri introvabili e fuori commercio da secoli, persone pronte alla rissa alla minima provocazione, ubriaconi, e chi più ne ha più ne metta. Una cosa è certa, sono poche le giornate di lavoro noiose.

Oggi è sabato, perciò la libreria apre più tardi del solito e, insieme a Livia, sto sistemando una fila di libri sullo scaffale vicino alla finestra. Samantha invece, non volendo rovinarsi le unghie che si è appena fatta ricostruire, è occupata a leggere una rivista su un tavolino vicino alla cassa. All’improvviso qualcosa di nero sfreccia davanti alla vetrina, guardo fuori, e vedo una scintillante macchina sportiva nera parcheggiare proprio davanti al negozio.

Non so chi sia il proprietario di quest’auto, né sono in grado di riconoscerne marca e modello, ma persino una che non si intende affatto di automobili, come la sottoscritta, deve ammettere che è una bellezza: decappottabile, sportiva, elegante e sicuramente molto costosa.

Senza dubbio si tratta di qualche turista, che non sa che la libreria è chiusa il sabato mattina. Disinteressata, sto per distogliere lo sguardo dalla vetrina per riprendere il mio lavoro, quando la portiera si apre e una testa di capelli castani molto famigliare (la riconoscerei in capo al mondo) sbuca fuori dalla vettura. E’ Marco.

Il mio cuore sobbalza e poi prende a battere come un tamburo contro il mio sterno.

Marco è il mio migliore amico, ma soprattutto è l’uomo di cui sono, da sempre, innamorata senza speranza e… Si è ricordato del mio compleanno! È addirittura venuto a trovarmi di persona! Non ci posso credere. Di solito mi manda biglietti di scuse, in ritardo, affermando che il lavoro lo tiene troppo occupato, ma, che appena sarà libero, verrà a trovarmi per farsi perdonare. Non è mai libero dal lavoro, almeno non per me. Ma oggi è venuto fin qui! Dio, come sono felice!

Nonostante si scordi sistematicamente del mio compleanno, lui è davvero un buon amico, e lo dico sinceramente, infatti, nonostante la mia infatuazione, non sono cieca ai suoi difetti. Marco è un po’ egocentrico e vanesio, molto distratto e fissato col lavoro, ma sotto sotto sa essere generoso e gentile, se vuole; peccato che non lo voglia spesso. Il suo problema è che la vita gli ha servito tutto su un piatto d’argento: bellezza, intelligenza, fascino, carisma e una madre che lo ama, pur lasciandolo libero di fare la sua vita; e così lui crede che tutto gli sia dovuto.

Nonostante tutti i suoi difetti, però, io lo amo senza speranza. Lo amavo già, quando, a cinque anni, dopo una brutta caduta, mi aveva consolato e riportato a casa sulle sue spalle. Il problema è che lui non mi ama, mi considera solo una cara amica, quasi una sorellina minore. Inutile dire che non gli ho mai rivelato quali sono i miei veri sentimenti nei suoi confronti, e continuo a soffrire in silenzio.

Lo so che avrei dovuto superare questa mia infatuazione, ma non ci riesco, lo amo oggi come venti anni fa. Non riesco a smettere.

Sono giunta all’amara conclusione però, che non sia mia la colpa di questo assurdo e permanente sentimento, ma dell’imprinting. Sì, insomma, si dice che gli anatroccoli quando escono dall’uovo riconoscono come madre e seguono assiduamente la prima cosa che vedono, bè forse, è quello che è successo a me.

Mia madre mi ha raccontato, infatti, che la seconda persona che mi ha tenuta in braccio e coccolata appena nata, dopo lei stessa, è stato il piccolo Marco di cinque anni, il figlio della sua migliore amica e vicina di casa, che sembrava affascinato da quell’esserino tutto rosso e raggrinzito che ero allora. Quindi, la colpa è solo dell’imprinting se non riesco a innamorarmi di altri uomini e se mi struggo per lui, non mia.

Ma tutto questo ora non importa, lui è qui per il mio compleanno. E io sono addirittura raggiante, mentre lo vedo avvicinarsi alla porta della mia libreria e bussare.

-Non vedono che siamo chiusi?- si lamenta Livia, dietro di me.

Grazie al cielo, dalla sua postazione Samantha non può vedere attraverso la vetrina, altrimenti si sarebbe già precipitata fuori ad accogliere Marco. Anche se è felicemente sposata con Alessandro, infatti, non disdegna mangiare con gli occhi tutti i clienti carini.

E Marco è più che carino. A trent’anni è nel fiore degli anni, con un fisico asciutto ed elegante che si accorda perfettamente con il suo viso angelico. È alto 1 m. e 80 e il suo gusto nel vestire lo fa sembrare ancora più alto, ha una vera mania per le giacche e le indossa tutto l’anno. Per esempio, in inverno possono andare da un soffice tweed a modelli più sportivi, mentre in estate sceglie giacche di lino o di lana leggera in colori neutri e abbinate a magliette durante il giorno e camice di seta la sera. Non ho mai visto Marco con una cravatta, e non so se le indossa qualche volta, purtroppo non l’ho mai potuto vedere tutto vestito elegante per un appuntamento.

Ho deciso di andare avanti per la mia strada, di scordarlo, di cercare di superare la mia stupida infatuazione per lui, ma, ora che l’ho davanti ai miei occhi, mi manca la forza d’animo per mettere in pratica questa decisione. In fondo ho tempo, sono giovane, se tra cinque anni non sarò ancora riuscita a fargli ricambiare i miei sentimenti, smetterò di sperare.

Oggi ha abbandonato il suo amato lavoro in un giorno lavorativo, e ha guidato dalla città fino a qui, solo per vedermi per il mio compleanno, questo deve pur significare qualcosa.

-Che strazio! Ma non riescono a leggere il cartello degli orari appeso fuori dalla porta? – si lamenta Samantha, mentre Marco bussa ancora una volta.

-È qualcuno che conosco. – dico, e mi affretto a raggiungere la porta.

Ma non sono abbastanza rapida. Samantha si avvicina alla vetrina, guarda fuori, e il suo atteggiamento cambia immediatamente, quando vede Marco: -Fallo entrare, non vorrai mica lasciarlo lì fuori. – mi dice, aggiustandosi i capelli.

Non cambierà mai! Civetta da nubile, civetta da sposata, per fortuna Marco non si interessa alle donne sposate, anche se sono carine, preferisce mantenere la sua vita privata senza complicazioni.

“Una ragazza alla volta e mai quella di qualcun altro” mi ha confidato una volta.

Un’idea sorprendentemente conservativa al giorno d’oggi, specialmente venendo da un uomo con l’aspetto di Marco, che è pieno di donne che gli si buttano addosso costantemente.

E anche la sua idea del matrimonio è molto tradizionale: solo una volta nella vita. Perciò ha sempre detto che non si sarebbe sposato almeno fino ai trent’anni, una volta raggiunta una certa sicurezza economica, anche perché non vuole fare l’errore di scegliere la compagna sbagliata. “Nel frattempo” mi aveva confidato scherzando, “mi sto divertendo molto a testare le candidate per posizione di mia futura moglie.”

Mi ha sempre terrorizzato l’idea, che un giorno, una di queste future candidate avrebbe potuto catturare non solo le voglie, ma anche il cuore di Marco. Fortunatamente, non è ancora successo e io ho sempre preso coraggio dal fatto che nessuna delle sue storie è mai durata più di alcuni mesi.

Ma la sua ultima ragazza comincia a preoccuparmi. Una bionda mozzafiato, alta e tutta curve, di nome Vittoria, che è già durata ben sei mesi.

Sei mesi! Un record per Marco. L’ha perfino portata a casa di sua madre per Ferragosto, un’occasione durante la quale ho avuto l’opportunità di vedere il suo fisico. È ingiusto che certe donne possano indossare un bikini come se ci fossero nate dentro. Ma non penserò a Vittoria in questo momento. Assolutamente no. Non voglio rovinarmi la giornata.

A testa alta esco dalla porta del negozio, decisa a godermi il giorno del mio compleanno e il fatto che il mio migliore amico sia venuto fin qui per festeggiarlo con me.

-Marco!- lo saluto sorridendo nei suoi bellissimi occhi scuri.

-Ciao Anna, mi dispiace disturbarti, so che stai lavorando, ma dovevo assolutamente mostrarti la mia nuova macchina. L’ho ritirata stamattina dal concessionario e non ho potuto resistere, ho dovuto portarla subito fare un giro di prova, e prima che me ne rendessi conto stavo guidando diretto qui. Mi sono detto: Marco non ti prendi mai in un giorno di riposo dal lavoro, guida pure fino al paese e mostra la macchina a tua madre. – e mi sorride mostrandomi i suoi denti perfetti -Solo quando sono giunto davanti a casa, mi sono ricordato che oggi è il giorno che va a trovare le sue amiche per giocare a carte. Questo mi ha veramente buttato giù, poi ho pensato che non potevo assolutamente tornare in città senza mostrare la mia auto a qualcuno e naturalmente ho pensato a te. Allora cosa ne dici?- e si gira verso la macchina indicandola. -È la nuova Porshe Coupe, nera metallizzata. È bellissima vero?

Ogni singola goccia di gioia esce dal mio cuore. Non è venuto per il mio compleanno, ma solo per mostrarmi una stupida macchina. E non sono nemmeno la sua prima scelta come spettatore! È qui da me solo perché non c’era nessun altro disponibile. Il mio giorno è rovinato. Vorrei bruciargli l’auto, dargli un pugno e fargli cadere qualche dente, in modo da rovinargli quel meraviglioso sorriso. Stupido! Il mio cuore si indurisce, non importa se lo amo, lui non lo merita e soffocherò questo sentimento, dovessi morire.

Guardo freddamente la sua macchina e alzo le spalle: -Una volta che hai visto una macchina nera le hai viste tutte.

Lui sembra sorpreso da mio tono e dalla mie parole. Ben gli sta.

Ma il suo sguardo confuso, apre già una piccola breccia nel mio cuore. Mi faccio proprio pena, non riesco a odiarlo per più di un minuto. Ma non cederò. Non mi lascerò calpestare in questo modo. Ho anch’io il mio orgoglio.

-Sai che le macchine non mi interessano. – aggiungo seccata.

-Questo perché non hai mai preso la patente. Le apprezzeresti di più se le guidassi. Dai, vieni a fare un giro con me sull’auto nuova. – mi dice, prendendomi il braccio e cominciando a tirarmi verso quel maledetto veicolo.

Subito libero il braccio dalla sua presa. Non sono un burattino che lui può trascinare dove vuole! -Marco, non posso, sto lavorando.

-Ma la libreria è chiusa, cosa ti costa assentarti cinque minuti?

-Tu, puoi andare e venire come vuoi, ma io che non sono un programmatore famoso, non posso lasciare il lavoro quando voglio. È quasi l’ora di pranzo e devo rimanere qui.-

Le mie colleghe mi hanno comprato una torta. È una tradizione del negozio ogni volta che una di noi compie gli anni. Non le pianterò in asso per quell’egoista di Marco.

-Non capisco perché. – insiste lui.

Per un attimo sono tentata di sbattergli in faccia che oggi è il mio compleanno, così da farlo sentire in colpa per almeno dieci secondi, ma Samantha mi precede, uscendo dal negozio e chiamandomi: -Dai vieni, festeggiata. La torta ti sta aspettando con le sue venticinque candeline già accese. Porta dentro anche il tuo amico, c’è torta abbastanza per una bocca in più. – dice guardando Marco con uno sguardo ammirato, e poi torna dentro.

Devo dire in sua difesa che, adesso, Marco sembra veramente sentirsi terribilmente in colpa. Ben gli sta.  Io non mi dimentico mai del suo compleanno.

-Accidenti Anna, non avevo idea che oggi fosse il tuo compleanno. – si scusa contrito. -Io stavo qui a parlarti della mia auto e intanto tu probabilmente pensavi che sono un maledetto egocentrico.

Mai furono dette parole più vere. Mi sto veramente godendo il suo senso di colpa, è come un balsamo per il mio orgoglio ferito.

-Non preoccuparti, sono abituata al fatto che tu non ricordi mai il mio compleanno.

Marco china ancora di più il capo -Non farmi sentire ancora di più in colpa, ti prego.

Una parte di me vuole già perdonarlo, non riesco proprio a rimanere arrabbiata con lui, credo proprio che non faccia parte del mio software. È più che patetico: è deprimente.

Ma in fondo non è colpa di Marco se tende ad essere egoista. Almeno non del tutto. Lui è semplicemente il risultato di un’educazione permissiva e di troppi doni dategli da Madre Natura.

Bellezza e intelligenza, non rendono certo modesti. Marco può essere generoso e gentile se vuole, ma per la maggior parte del tempo è un individuo egocentrico che non vede al di là del suo aristocratico e bellissimo naso. Dio solo sa perché lo amo.

Forse dipende dal fatto che quando guardo la sua faccia  il suo corpo perfetto, ogni cellula del mio corpo femminile (per niente perfetto) chiede di essere ammirata da lui. È un’attrazione irresistibile. Purtroppo, ora come ora, l’unica cosa che si legge nei suoi occhi mentre mi guarda è il rimorso, non attrazione.

All’improvviso mi prende sottobraccio e mi guida verso la porta della libreria.

-Non essere arrabbiata con me. Sai che non sopporto quando mi tieni il broncio. – mi dice dolcemente.

-Non sono arrabbiata con te. – e io non faccio mai il broncio.

-Sì, lo sei, e hai ogni ragione di esserlo. Ma stasera mi farò perdonare.

-Stasera?- gli chiedo debolmente. Dove va la mia forza ogni volta che mi è vicino?

-Sì, stasera- mi ripete deciso- Ma per adesso credo che le tue colleghe stiano aspettando che tu soffi sulle tue venticinque candeline.

E con la sua tipica confidenza, Marco mi accompagna dentro la libreria, procedendo ad incantare tutti col suo fascino.

Ora le mie amiche crederanno che lui sia il mio ragazzo e a me toccherà spiegare l’imbarazzante verità, cioè che lui non sa nemmeno che esisto come donna e che sono solo la sua migliore amica.

 

Nonostante io fossi irritata, Marco è riuscito a convincermi ad uscire con lui stasera. Ho rifiutato di andare a cena con lui, ma ho accettato di andare a prendere un caffè.

Sono sicura che se fossimo stati soli sarei riuscita a dirgli di no e a mantenere intatta la mia dignità (mi scorda per mesi e poi mosso dalla pietà e dal rimorso mi invita fuori? Che faccia tosta!), ma davanti a tutti mi è mancato il coraggio. Mi faccio pena da sola.

Non appena Marco mette in moto e sfreccia via a bordo della sua nuova auto, Samantha mi si avvicina, guardandomi come se mi vedesse per la prima volta.

-Devo ammettere che mi hai proprio sorpreso. Ho sempre pensato che tu fossi una ragazza timida e seria, che non si diverte mai, e poi mi tiri fuori dal cilindro una sorpresa del genere.

Maledetto Marco, non mi causa altro che guai. Ora mi toccherà dire a Samantha e Livia il mio ignominioso segreto: sono un’innamorata non corrisposta, un’illusa, e una perdente.

-La madre di Marco è la nostra vicina di casa, lo conosco da sempre. Siamo solo amici. – spiego loro, cercando di non lasciare trapelare i miei veri sentimenti.

-Certo, come no. Ha guidato dalla città fino a qui per farti gli auguri di buon compleanno perché siete solo amici. Non mi inganni. Scommetto che sei una di quelle ragazze che sul lavoro è tristemente sobria e quando poi torna casa butta via gli occhiali, si scioglie i capelli, indossa un miniabito e diventa una bomba sexy. – mi dice Samantha.

Ok, questo è talmente, lontano dalla verità che scoppio a ridere, non riesco a trattenermi.

Come se mi bastasse cambiarmi d’abito per diventare sexy!

-Ridi pure. – sbuffa Samantha –Ma io so benissimo che puoi essere molto più carina di come ti presenti al lavoro. Mi sono sempre chiesta perché non ti valorizzavi di più, e perché non cercavi mai di attaccare bottone con i clienti carini. Stavo seriamente considerando la possibilità che fossi lesbica, ed ecco che oggi salta fuori il favoloso Marco. Con uno così a tua disposizione, capisco che tu non abbia bisogno di altro, è veramente uno strafigo. Ho visto come lo fissavi quando credevi che nessuno ti guardasse. Sei proprio presa. Come mai non ci hai mai parlato di lui? Perché tenerlo segreto? È forse sposato? Un cattivo soggetto? Lo sai che puoi parlare di tutto con noi. Sappiamo mantenere benissimo i segreti, possiamo rimanere mute come tombe anche se sottoposte a tortura.

Mi sento sotto interrogatorio. Samantha avrebbe dovuto fare la poliziotta. -Non c’è nessun segreto. Te lo ripeto siamo solo buoni amici. Lui viveva nella casa accanto alla mia, e siamo andati anche a scuola insieme, anche se in classi diverse, visto che ha cinque anni più di me. Non c’è mai stato niente di romantico tra di noi e mai ci sarà. Lui ha una ragazza, si chiama Vittoria.

-Vittoria. – ripete Samantha arricciando il naso -Scommetto che è una stangona bionda con una quinta di reggiseno e gambe talmente lunghe che le arrivano fino alle ascelle.

Sono stupita, ci ha azzeccato in pieno: -La conosci?

-No, ho tirato ad indovinare. Gli uomini come il tuo Marco girano sempre con ragazze di quel tipo al braccio. Fanno bene alla loro immagine e al loro ego, credo.

-Lui non è mio. – le ripeto.

-Ma vorresti che lo fosse, vero?

Cerco di aprire la mia bocca per risponderle di no, ma questa si rifiuta di collaborare.

Non riesco proprio a mentire spudoratamente su Marco e i miei sentimenti per lui. Sono un libro aperto. Solo pensare le parole “mio” e ‘Marco’ assieme, nella stessa frase, mi fa venire un groppo alla gola e devo sforzarmi di non piangere. È un concetto improbabile, impossibile, inconcepibile, ma quanto vorrei che lui fosse veramente mio.

So che continuare ad aggrapparmi alla speranza che un giorno qualcosa possa cambiare mi fa solo del male. Devo smetterla. Lo so. Me lo ripeto ogni giorno. Ma tra il dire e il fare…

-Lo volevo, ma ora non più. Ho cose più importanti da fare nella mia vita che non perdere il mio tempo dietro a sogni impossibili.

-Perché impossibili?

-Accidenti Samantha, lo hai visto? Anche tu hai ammesso che gli uomini come lui escono con le ragazze da copertina come Vittoria, non con quelle insignificanti come me.

-Tu non saresti affatto insignificante se solo volessi. Siamo sinceri Anna, un po’ di trucco non ti ucciderebbe di certo. E nemmeno andare più spesso dal parrucchiere.

Non è giusto, io curo me stessa. Un po’.  E le critiche sul mio aspetto fisico non accrescono certo la mia già scarsa autostima.

-Io voglio un uomo che mi apprezzi per quella che sono. – dico sulla difensiva.

-Non dire stupidaggini. Sono sposata da cinque anni e devo ancora darmi da fare per tenermi stretto il mio uomo. Cosa credi? Che gli uomini cadano da cielo?! Bisogna lottare per conquistarli e poi continuare a lottare per tenerli. L’amore è una guerra. L’unica cosa che ti devi chiedere è se vale la pena di lottare per Marco. Dammi retta, stasera quando esci con lui, sorprendilo.

-Sorprendilo?

-Sì, lascia sciolti i capelli, truccati, mettiti un profumo sensuale e indossa qualcosa che mostri il tuo corpo, non che lo nasconda.

Per un attimo cerco di immaginare di seguire il consiglio di Samantha, in fondo il mio corpo ora che ho perso qualche chilo, non è male. Ma poi rivedo davanti agli occhi il fisico mozzafiato di Vittoria, lei sì che è sexy. Al suo confronto, io ho il sex appeal di uno stoccafisso.

-Non ho nessun profumo sensuale.

E non ho nemmeno molti trucchi, ma questo è meglio che non lo dica, altrimenti Samantha mi sgrida di nuovo.

Samantha sbuffa esasperata: -E allora esci a comprarlo. Qual è il problema?

Il mio problema è che né truccarmi come una modella, né fare il bagno nel profumo più costoso ed esotico del mondo faranno innamorare di me Marco. Sperare altrimenti sarebbe solo stupido.

-Grazie per i tuoi consigli Samantha, ma me la caverò da sola. Ora è meglio che torni al lavoro e alla squallida realtà. Dio, come sono depressa. Devo pensare positivo. Almeno stasera non dovrò morire di fame come al solito. Mia madre mi tiene a stecchetto e mi impedisce di sgarrare dalla mia dieta, ma mi farò offrire un bel dolce da Marco. Magari una mousse al cioccolato. Il cioccolato è perfetto per il mal d’amore.